EVENTI NEWS

Una giornata al Little Jazz Festival

Written by IJVAS

Auditorium “M. Tamburini” del Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo

Da un po’ di tempo il mondo italiano del jazz si interroga su come provare a formare le nuove generazioni sulla totalità delle professioni riguardanti la musica. Ecco, metti un’insegnante, musicista e direttore artistico di un festival, dei ragazzi di terza media di un piccolo istituto comprensivo di provincia e la risposta che “noi adulti” cerchiamo seduti ad un tavolo o dietro una call ci arriva proprio da loro, dalle nuove generazioni.

Siamo vicino Rovigo, a Flesso Umbertiano e Castelguglielmo, ottobre 2021, la professoressa Zoe Pia, affermata musicista sarda, vede negli occhi dei suoi ragazzi di terza media le paure di dover riaffrontare un nuovo anno senza provare la gioia dell’orchestra: quasi tre anni di musica per se stessi senza poter vivere l’esperienza di poter suonare insieme uno accanto all’altro. Come dare nuovi stimoli a degli studenti che stanno per terminare la loro avventura in quell’istituto
comprensivo, studenti che hanno scelto il percorso musicale?

Con coraggio Zoe propone loro di provare ad organizzare un festival jazz, dove i ragazzi siano parte attiva in ogni step del processo di creazione, programmazione e realizzazione. E i ragazzi prendono molto sul serio e con impegno la loro sfida musicale. C’è il gruppo che si occupa della produzione, della direzione artistica, della comunicazione, delle relazioni, della grafica e della logistica. In ogni gruppo, ci si divide i compiti e si lavora poi insieme per intrecciarli e far sì che nasca un vero e proprio festival jazz. È il loro festival, la prima edizione del Little Jazz Festival, con cartellone in tre giornate. Il 3 giugno i ragazzi hanno eseguito un brano nei due plessi dell’istituto comprensivo, l’8 giugno il concerto presso l’Auditorium del conservatorio di Rovigo, che coinvolgerà oltre l’orchestra della scuola anche 5 studenti dello stesso conservatorio, infine il 18 giugno nella piazza di Flesso Umbertiano incontro dei ragazzi con Iarin Munari della Making Music School.

Noi da mesi continuavamo a cercare soluzioni, ma sono proprio loro, i ragazzi, a regalarcela e farcela vivere. Ascoltare i ragazzi parlare di questa esperienza, ci ha regalato le stesse emozioni e vibrazioni di un concerto, tale era il loro affiatamento e senso di gruppo nel cercare sponsor e stakeholder (come ha dichiarato una di loro), patrocini (la lettera di Lubna arrivata alle segreterie degli enti e delle associazioni nazionali afferenti alla Federazione del Jazz Italiano è perfetta nello stile e nell’impostazione), poi scelta del repertorio, verifica e consegna di magliette e pass, creazione del logo e stampa manifesti, sistemazione sedie, inviti, tutto curato nei minimi dettagli.

Tutti hanno detto che non si sono mai sentiti così gruppo così vicini gli uni agli altri da quando hanno intrapreso il loro cammino nei tre anni di scuola media. È stato un vero onore essere presente lì a ricevere questo insegnamento. Ricordo perfettamente il giorno in cui ho letto la loro richiesta di patrocinio alla nostra associazione (IJVAS, Il Jazz Va A Scuola): possibile tanta energia e motivazione venivano da una “ragazzina” di terza media? Tutti nel direttivo erano entusiasti di concedere un patrocinio a dei ragazzi che stavano mettendo su un vero festival jazz. Ma non bastava per me! A Bologna, durante gli Stati Generali del Jazz Italiano ne parlo anche con Alessandro Fedrigo, presidente di MIDj – Musicisti Italiani di Jazz. Anche lui aveva provato le stesse vibrazioni positive. Ed allora ecco, in uno degli ultimi direttivi: che ne pensate di rispondere all’invito? Siamo il Jazz che VA A scuola, quindi dobbiamo andare! Risento Alessandro e lui che aveva avuto la stessa idea, Midj deve essere vicino alla base, e quale base migliore delle nuove generazioni?

Ed eccoci in un auditorium gremito dove ora dopo giorni di preparazione dell’evento i ragazzi sono pronti a regalarci il frutto del loro lavoro. Prima di entrare in scena gli ultimi dettagli da sistemare e c’è chi addirittura è proiettato avanti (“ho preparato dei sondaggi google per il public satisfaction e per analizzare i nostri errori….”). Poi la musica. Gli ospiti del conservatorio aprono con Cantaloupe Island, anche loro sono tesi ma più le note aumentano più il divertimento nel suonare fa trasmettere emozioni ad un pubblico attento ma pronto ad applaudire i soli di questi ragazzi. Poi entra l’orchestra e ci regalano “Nebbie”, omaggio al grande Marco Tamburini, a cui è dedicato il conservatorio; l’arrangiamento di una ninna nanna del Polesine è un mix apparentemente confuso ma piacevolmente amalgamato tra suoni, rumori e stili popolari; Amazing Grace è rivisitata sapientemente dall’arrangiamento di Zoe, regalando il messaggio del testo in tutte le lingue di origine dei ragazzi della scuola. Infine il gran finale con Mas Que Nada ed il pubblico in visibilio! Mai scelta più indovinata.

Abbiamo ricevuto da questi ragazzi e dalla loro guida, Zoe, con tutti i suoi colleghi che ha coinvolto in questa sua “pazzia” (come ha detto ieri durante il concerto ad un pubblico da tutto esaurito), insegnamenti che non si trovano certo in nessun libro ma che possono, anzi devono diventare, un modello per tutto il mondo della didattica. Inoltre questi ragazzi ci hanno fatto prendere coscienza di come a volte basta aprire gli occhi e soprattutto ascoltare con attenzione il mondo dei ragazzi per scoprire quei modelli che invece ci ostiniamo a progettare tra noi seduti in una stanza senza avere invece una visione globale sul quale possa essere il vero problema. Che dire, troppe volte ci dedichiamo al problem solving senza passare e studiare con attenzione il problem finding…

(Angelo Bernardi, IJVAS)

Da sinistra Alessandro Fedrigo, Zoe Pia, Marina Santi, Angelo Bernardi

About the author

IJVAS

Leave a Comment